Associazione EX-ALLIEVI del  G. Ballardini-Faenza

GAETANO BALLARDINI L'ALFIERE DELLA CULTURA,

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pieroilbaffo
view post Posted on 5/11/2008, 23:19     +1   -1




GAETANO BALLARDINI, L'ALFIERE DELLA CULTURA CERAMICA

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Viene illustrata la figura e l'opera di Gaetano Ballardini, fondatore del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza e dell'Istituto Statale d'Arte, personaggio straordinario che seppe accoppiare alla sua profonda cultura umanistica ed alla sua vasta preparazione in una disciplina così particolare quale è quella della storia della ceramica, un pragmatismo eccezionale nel saper cogliere le istanze del tempo e riuscire a concretizzarle in un progetto grandioso tuttora attivo ed efficiente. A cinquant'anni dalla sua morte la città di Faenza, nella quale la sua visione si è radicata ed ampliata in numerose altre attività attinenti al settore della ceramica che incidono sull'attuale tessuto socio-culturale, ha inteso onorarne la memoria con una serie di iniziative.

1 – INTRODUZIONE

A cinquant'anni dalla sua morte la città di Faenza ha inteso onorare la memoria di Gaetano Ballardini, personalità straordinaria per interessi, cultura, iniziative, la cui opera ha inciso profondamente sul tessuto culturale ed artistico non solo della nazione ma addirittura del mondo intero, con la fondazione del Museo Internazionale della Ceramica e dell'Istituto d'Arte per la Ceramica, al quale fanno capo ogni anno circa 50 studenti stranieri provenienti dalle più svariate nazioni. La serie di iniziative è partita il 18 ottobre u.s. con una giornata di studio alla quale hanno partecipato autorità istituzionali e affermati studiosi (Fig.1). E' poi seguito un seminario nazionale di due giorni sulla 'Rete dei musei delle città ceramiche', organizzato dall'Associazione Italiana Città delle Ceramiche, durante il quale si sono poste le basi per la formulazione di un disciplinare che definisca i caratteri fondamentali della ceramica di ciascuna zona, con particolare riferimento ai modelli, forme, stili e decori tipici in ottemperanza alla legge 188 del 1990 che tutela, mediante un apposito marchio, la denominazione di origine della ceramica artistica e tradizionale.
Il 5 dicembre è stato presentato al M.I.C un numero speciale monografico di 'Faenza', l'organo ufficiale del Museo di Faenza (Fig. 2), nel quale compaiono tra l'altro scritti di Michael Brody (U.S.A.), Johanna Lessmann (Germania), J.V. Mallet, Julia Poole,Timothy Wilson,(Inghilterra), Raymonde Royer (Francia), oltre che naturalmente un saggio di Carmen Ravanelli Guidotti, curatrice delle raccolte del Museo. In primavera poi verrà organizzato un Convegno per commemorare Gaetano Ballardini. Ma chi era Gaetano Ballardini e perché ha assunto un così grande rilievo culturale il suo operato? Per rispondere a queste domande occorre inquadrarne la figura nel suo giusto contesto storico e nel periodo in cui ha vissuto.

2 – LA FAENZA DI FINE OTTOCENTO

Alla fine dell'ottocento l'agricoltura era il settore produttivo su cui si reggeva gran parte dell'economia della Romagna tutta. Le aziende agrarie erano dirette dal proprietario-imprenditore di origini aristocratiche-feudali o più spesso di borghesia urbana e rurale; la figura del 'fattore' delle antiche proprietà terriere, ecclesiastiche, nobiliari o pubbliche, assumeva sempre più importanza perché in grado di accumulare, con una oculata opera di amministratore, ingenti ricchezze mediante lo sfruttamento del lavoro bracciantile e contadino. La conduzione a mezzadria svolgeva un ruolo dominante nonostante i colpi ad essa inferti dalla lunga crisi agraria attorno agli anni 1880, che costrinse molte forze-lavoro ad abbandonare i poderi, aumentando la schiera dei braccianti. In molti casi la spinta più forte alla conservazione del vecchio sistema fondato sulla mezzadria e sulle famiglie coloniche proveniva dalla stessa classe borghese agraria, preoccupate dal potenziale pericolo derivante dalla crescita impetuosa del proletariato, costretto a vivere in condizioni di vita miserevoli e precarie ai margini della società attiva e decisionale. Gli agrari finirono anche per assumere posizioni marcatamente reazionarie, combattendo con accanimento qualsiasi tentativo di organizzazione da parte dei lavoratori. Ma ormai i tempi erano maturi per una presa di coscienza e di forza da parte del bracciantato agricolo e il 1897 segna l'inizio di un movimento di lotta, di scioperi e di agitazioni su vasta scala dietro le quali risultava esserci una moltitudine di organizzazioni bracciantili, le leghe, che costituirono altrettanti centri di difesa della classe operaia. Le leghe assolsero ad una grande funzione di promozione sociale, culturale ed economica, giungendo persino ad assumere iniziative contro l'analfabetismo. Inoltre l'organizzazione dei lavoratori in cooperative di lavoro consentì loro di assumere appalti di lavori pubblici di bonifica, prendere in affitto vasti appezzamenti di terreno e sperimentare la gestione in proprio della produzione agricola.
Anche il comprensorio di Faenza, non fu immune da questo andamento, basandosi prevalentemente su una economia che traeva dalla terra la gran parte del suo sostentamento; tuttavia il coinvolgimento di uomini di cultura di nobili radici, di borghesi, possidenti e professionisti nel governo della pubblica amministrazione fece sì che sorgessero istituzioni culturali, libere aggregazioni, cenacoli, luoghi di incontro e di dibattiti, che animavano la vita di provincia con nuovi fermenti culturali grazie alle idee ed ai comuni interessi di artisti, artigiani ed intellettuali.
Le lunghissime discussioni, spesso accompagnate da abbondanti libagioni, si svolgevano in storiche osterie o nei salotti della Faenza bene, di famiglie patrizie e della buona borghesia e vertevano sugli argomenti più svariati, dalla musica alle arti figurative, alla letteratura, alla storia, alla filosofia, ecc., alle quali talvolta partecipava anche Giosuè Carducci, legato da sincera amicizia coi Conti Pasolini- Zanelli che spesso lo ospitavano. A questi raduni era sempre presente Federico Argnani, Direttore della Pinacoteca e del Museo Civico, che pubblicò due splendidi volumi sulle Maioliche Faentine, che gli diedero fama internazionale, per cui lo si può considerare a buon diritto l'iniziatore dello studio storico critico sulla ceramica faentina.
Già dal 1803 aveva aperto i battenti a Faenza la Scuola Comunale di Disegno, sorta con lo scopo di 'formare artigiani ben esperti nelle Arti del Disegno e di provvedere gli studi elementari a quei giovani che volevano farsi cultori di qualche delle arti belle', come recita all'Art. 1 il nuovo regolamento del 1864, dalla quale uscì il fior fiore degli artigiani dell'epoca, plasticatori, decoratori, pittori, scultori, ebanisti, lavoratori dei metalli, ferro battuto, oreficeria ed argenteria, ceramisti, che poterono elevare il gusto e le capacità artistiche delle botteghe artigiane grazie agli studi effettuati in questa scuola. Gli stessi proprietari delle botteghe inviavano i giovani più dotati a frequentare per qualche tempo la Scuola di Disegno. L'artigianato faentino dell'epoca assurse in certi settori a vera e propria opera d'arte e l'esportazione dei manufatti di elevata qualità in tutta Italia contribuì notevolmente alla crescita economica e sociale della città.
Da questa scuola uscì pure lo scultore Domenico Baccarini, che fu una delle più chiare speranze dell'arte italiana, purtroppo prematuramente scomparso a soli 25 anni nel 1907, senza essere riuscito ad esprimere tutte le proprie potenzialità, che nel proprio retrobottega riuniva artisti di svariate discipline, che discutevano di arte, di cultura, di musica. Tra i più fedeli frequentatori, il poeta della litografia Giuseppe Ugonia, lo scultore Domenico Rambelli, i ceramisti Riccardo Gatti e Pietro Melandri, il pittore e xilografo Francesco Nonni, l'intagliatore in legno Giuseppe Golfieri, il plasticatore Publio Zanelli, lo scrittore Alfredo Oriani, il filantropo Ugo Bubani.
Il settore della ceramica a Faenza in quel periodo stava attraversando un periodo di crisi a causa dell'arretratezza delle infrastrutture; le botteghe erano tutte a carattere artigianale con un numero assai esiguo di dipendenti: la necessità di importare materie prime, gli alti costi di trasporto, la mancanza di una adeguata rete di distribuzione e di vendita, la concorrenza straniera delle porcellane e delle terraglie contribuirono ad affossare un comparto che ai tempi d'oro della produzione assorbiva alcune centinaia di addetti.
Non mancarono tuttavia ,da parte di alcuni artigiani, tentativi di rivitalizzare la maiolica grazie ad una approfondita ricerca tecnologica, che crearono manufatti di altissimo valore artistico, avulsi dalle esigenze di redditività. Il proposito di recuperare il proprio patrimonio e la tradizione locale portò a dar vita ad uno stile neorinascimentale entro il quale ebbe parte predominante la decorazione a raffaellesco, con draghi, mascheroni, fantastiche figure arborescenti, ma rivisitato e reinterpretato da giovani generazioni di pittori su maiolica in chiave moderna, con estrema perizia ma con un tocco leggero e rapido, in grado di rendere alla perfezione le sfumature ed i chiaroscuri. Accanto a questo filone si sviluppò la pittura come ritratto e come paesaggio, grazie anche alla tecnica della pittura ad impasto dei colori, messa a punto nel 1872 da Achille Farina nella sua bottega, capace di ottenere effetti pittorici cromatici con una gamma infinita di toni intermedi, per cui il tratto acquistava il gusto e la pastosità della pittura ad olio, mentre lo smalto risultava più resistente agli attacchi chimici ed alla usura del tempo. Dopo la sua morte, i suoi discepoli, Antonio Berti, Angelo Marabini, Giuseppe Ghinassi, Ludovico Bellenghi e Tomaso Dal Pozzo affinarono questa tecnica, ottenendo dei veri e propri capolavori su maiolica, sia nel campo della ritrattistica, (Fig. 3), (i volti risultano così intensi ed espressivi da conferire una severa monumentalità al personaggio) che della paesaggistica, (Fig. 4), (una ricca tavolozza cromatica in grado di rendere vibranti atmosfere naturalistiche di estrema freschezza).
Achille Farina inaugurò la sua prima bottega nel 1864, per soddisfare le proprie esigenze artistiche, ma ben presto si accorse che i costi di produzione molto alti dei manufatti non coprivano gli introiti da essi derivanti. All'inizio del XX secolo fu fondata una nuova società denominata 'Fabbriche Riunite Faentine', che comprendeva tre ditte: la ex-Farina, la ex-Ferniani e la Trerè. Con questa operazione la ceramica faentina riprese l'abbrivio presentando lavori di raro virtuosismo artigianale, soprattutto nelle esposizioni nazionali ed internazionali nelle quali ricevette numerosi premi e riconoscimenti. In seguito, con alterne fortune, con diversi proprietari e con svariati marchi si continuò la produzione di ceramiche artistiche che perdura tuttora.
La 'Fabbrica Maioliche d'Arte Fratelli Minardi' fu impiantata nel 1899 da Virginio e Venturino Minardi che avevano iniziato a fare i ceramisti nella bottega di Farina. Abili pittori di grottesche e raffaellesche, realizzavano oggetti di elevata qualità artistica, con decorazioni curate nei minimi particolari ed eseguivano ricerche approfondite sulla tecnica dei lustri e su nuovi tipi di impasti. In questa fabbrica fecero le prime esperienze giovani come Pietro Melandri, Riccardo Gatti, Anselmo Bucci, che a loro volta aprirono botteghe d'arte ceramica, riscuotendo un innegabile successo sia in Italia che all'estero. La ditta, dopo una vita travagliata, chiuse definitivamente i battenti nel 1922 ed anche il marchio che aveva dato tanto lustro alla ceramica faentina, cessò di esistere.

3 – GAETANO BALLARDINI

3.1 – La fondazione del Museo della Ceramica e della Scuola di Ceramica

E' in questo contesto storico, politico, culturale ed artistico che venne alla luce il 1° ottobre 1878 a Faenza Gaetano Ballardini. Diplomatosi in ragioneria e poi Laureatosi in Giurisprudenza, seppe sempre affiancare alla sua vasta cultura umanistica una vitalità di idee e di progetti pragmaticamente realizzati. Entrato giovanissimo alle dipendenze del Comune di Faenza come archivista, ebbe modo di coltivare gli studi storici e nel contempo di frequentare gli ambienti delle fabbriche di ceramica con il ruolo di amministratore per la F.lli Minardi, e di conseguenza di stringere un sodalizio di affettuosa amicizia con gli artisti dell'epoca. Il 1904, 1905 e 1906 lo videro tra i più appassionati ed entusiasti organizzatori di mostre d'arte volute dalla Società del Risveglio, che gli consentirono anche di conoscere personalità ed artisti, stringere contatti con enti, associazioni e manifatture. Nel 1908, ricorrendo il 3° centenario della nascita di Evangelista Torricelli, Faenza dedicò alla memoria del suo illustre concittadino una esposizione agricola e industriale, alla quale affiancò una mostra d'arte con una vasta sezione ceramica (Fig.5). Segretario del Comitato Organizzatore fu nominato Gaetano Ballardini, che con notevole lungimiranza intravide tutte le possibili implicazioni che il gran successo della manifestazione, che tra l'altro fu visitata anche dal re VittorioEmanuele III, aveva fatto presagire: fare di Faenza un polo internazionale per la ceramica, nella convinzione che ne esistessero tutti i presupposti e le potenzialità. Fu così che si iniziò la prima raccolta di manufatti ceramici e che fu aperta la prima sezione di quello che diverrà poi in seguito il Museo Internazionale della Ceramica.
Nelle finalità del Museo, secondo la visione di Ballardini, oltre che una esposizione permanente di opere di indubbio valore artistico e tecnologico, vi era pure la creazione di artigiani e restauratori. Quindi anche gli oggetti più poveri, quelli di tutti giorni e addirittura gli scarti di lavorazione, erano da considerarsi documenti essenziali per la formazione culturale e professionali di nuove generazioni di ceramisti. 'Interrogare il passato per rilanciare il futuro', 'Dare informazione per fare formazione', questi erano i motti di Ballardini.
Fin dai primi anni di fondazione, fu costituita una biblioteca specializzata contenente la maggior parte dei testi e delle pubblicazioni riguardanti l'arte della ceramica e nel 1913 vide la luce la rivista 'Faenza', organo ufficiale del Museo, comprendente studi storici ed artistici dei maggiori cultori della ceramica.
Fermamente convinto della necessità di affiancare all'operato del Museo una scuola con corsi regolari 'intesa all'elevamento intellettuale e tecnico dei ceramisti', fin dal 1916, in alcuni locali di Palazzo Strozzi, dove attualmente è ubicata, Ballardini riuscì ad attivare corsi serali di ceramica pratica, che videro come primi insegnanti i più esperti nelle singole discipline impartite, vale a dire lo scultorerambelliDomenico Rambelli, il ceramista Anselmo Bucci e l'Ing. Maurizio Korack, che, oltre ad insegnare Tecnologia Teorica e Pratica, la Fisica, la Chimica con le relative esercitazioni, dirigeva il laboratorio sperimentale ceramico, e naturalmente lo stesso Ballardini per la Storia della Ceramica. Quella di Maurizio Korack è una singolare figura di umanista e tecnologo; proveniente dall'Ungheria, si era laureato in Ingegneria con specializzazione ceramica a Budapest ed era stato assistente dell'Istituto di Mineralogia a Padova. I suoi interessi spaziavano nei più svariati campi dello scibile umano: dalla fisica alla letteratura, alla poesia, alla tecnologia, alla scenografia, alla musica, su tutti gli argomenti per i quali provava motivi di interesse, raggiungendo ovunque ottimi risultati. Il sodalizio tra i due genialissimi uomini di cultura ceramica, diede alla scuola, che nel frattempo dal 1919 era diventata statale con regolari corsi diurni articolati in due rami ben definiti: artistico e tecnico, un impulso di grande valore scientifico e culturale, secondo il concetto che l'attività artistico-artigianale non poteva prescindere dalla conoscenza della tecnologia, che a sua volta doveva essere di supporto alla ricerca di nuove forme di espressione artistiche. In tal modo la ceramica faceva un notevole salto di qualità, la produzione era il risultato di una ricerca condotta su basi scientifiche e come tale i suoi risultati cominciarono ad interessare gli ambienti industriali ed universitari.
Nel 1922 venne aperto il Laboratorio sperimentale, dotato di strumentazioni ed apparecchiature idonee alla ricerca, con lo scopo di compiere '…ricerche chimico-fisiche di natura generale, dirette soprattutto a chiarire le basi scientifiche dei processi decorativi e di cottura che conducono a particolari risultati, ed in secondo luogo, occuparsi di ricerche e di analisi di carattere industriale, ove ne venisse fatta richiesta…' Nel 1928 iniziarono in Corsi Estivi di Ceramica per addetti ai lavori, che usufruivano del periodo delle ferie per aggiornare le proprie conoscenze o anche per novizi che intendevano in breve tempo apprendere i rudimenti di quest'arte tanto affascinante. Nel 1929 venne installato, nei sotterranei della scuola, il primo impianto pilota semi-industriale per la lavorazione delle paste ceramiche (Fig. 6) ed il primo forno elettrico intermittente per la cottura della ceramica, costruito in loco su disegni originali, studiati e realizzati in parte dagli allievi.
Gli insegnamenti impartiti e le finalità dei corsi erano ben chiari nella visione di Ballardini : ' ..Unire la scuola alla vita dell'industria ceramica ed imprimere a questa un effettivo impulso progressivo, poiché la necessità di stretti legami fra scuola e industria è un dogma che non richiede dimostrazioni.Ora l'istruzione deve essere in questo caso eminentemente pratica e concepita ed attuata in modo che gli insegnamenti impartiti debbano poi trovare applicazioni nella vita pratica di officina, come la vita pratica di officina deve trovare nella scuola la spiegazione dei fatti e delle necessità professionali. Perciò di essa debbono prevalentemente occuparsi gli industriali, non soltanto perché sono i più direttamente interessati, ma anche perché assicurino alla scuola quell'indirizzo che le è necessario.'

3.2 – Il Concorso Internazionale della Ceramica

La febbrile attività di Ballardini si concretizzò nella costituzione di una fototeca che divenisse una memoria storica della raccolta del Museo qualora essa andasse distrutta (come poi avverrà in seguito ai bombardamenti della 2° guerra mondiale) e nel promuovere il Concorso Internazionale della Ceramica. Istituito nel 1932 con dimensioni regionali per iniziativa del Museo ed il patrocinio dell'Ente Nazionale Artigianato e Piccole Industrie, il Concorso nei primi anni non si presentava come una manifestazione autonoma, ma inserito in un complesso a carattere fieristico-promozionale che Faenza aveva realizzato da alcuni anni con il nome di 'Settimana Faentina'. Il Concorso non era un'iniziativa estemporanea: traeva origine infatti dalla tradizione ceramica faentina ed aveva una premessa nei dettati di Gaetano Ballardini che aveva stabilito nello statuto del Museo tra le finalità 'indire mostre internazionali, periodiche, di ceramiche interessanti la produzione della ceramica sotto l'aspetto d'arte e di tecnica'. Nel 1938 il Concorso prese carattere nazionale; era la prima manifestazione in questo settore che veniva inaugurata in Europa con una precisa caratterizzazione, una cadenza periodica e senza finalità commerciali. La guerra ne interruppe nel 1942 lo svolgimento, ma già nel 1946 Ballardini lo ripristinò dando ad esso un'importanza ed un carattere via via crescente ed internazionale che perdura tuttora.
La manifestazione è stata fin dall'inizio un importante momento nella valorizzazione, nel rinnovamento, nella promozione della ceramica sia sotto l'aspetto artistico decorativo, sia in quello funzionale e dell'arredo e ha dato impulso a una ricerca complessa, non solo estetica, ma riguardante anche esperienze nel settore della tecnologia delle argille, degli smalti, delle cotture, mutuandole dalla industria e coinvolgendo l'industria stessa nel design di oggettistica e di piastrelle.
E che il Cocorso a tutt'oggi goda di ottima fama a livello mondiale, lo dimostra il numero di artisti che nell'edizione del 2003 hanno chiesto di partecipare: 1203 ceramisti con 2.800 opere in rappresentanza di 62 nazioni.

3.3 – Il sodalizio con Tonito Emiliani e Giuseppe Liverani

Cessato l'apporto del Prof. Korack agli inizi degli anni '30, nel 1936 ricevette l'incarico di insegnamento di Tecnologia Ceramica e Fisica Applicata con Esercitazioni di Laboratorio Fisico-Tecnologico, con l'obbligo della direzione del Laboratorio Ceramico, per un totale di 36 ore settimanali il Dott. Tonito Emiliani. Il Dott. Emiliani, pur non avendo ancora un'esperienza diretta con la ceramica, guadagnò subito la fiducia del fondatore della scuola, per la serietà delle sue ricerche, per l'impegno che profuse nell'assolvere i suoi compiti e soprattutto per la consonanza di idee e di linee strategiche con la visione di Ballardini. Negli anni 1937-38-39 diresse i lavori per la costruzione e l'allestimento del Laboratorio Chimico, corredato di tutte le apparecchiature più moderne necessarie per l'analisi chimica qualitativa e quantitativa dei Silicati, del reparto di produzione di fritte, smalti e colori con appositi forni fusori, mulini e giraggiare, ristrutturò il gabinetto Roentgenografico per l'analisi mineralogica, completò il reparto per le prove di fabbricazione su scala industriale ridotta, iniziò la costituzione di un Museo Mineralogico, ampliò e ricatalogò la Biblioteca Tecnica.
Convinto assertore delle finalità della scuola secondo la visione di Ballardini circa la stretto rapporto che doveva intercorrere col mondo della produzione, si adoperò per intensificare i contatti con industriali ed artigiani, richiamando presso il Laboratorio le richieste per esami tecnologici o per particolari ricerche e sperimentazioni. Il Laboratorio nel 1937 fu chiamato ad assolvere le funzioni di 1° Sezione dell'Istituto Sperimentale Fascista della Ceramica di Milano, per le speciali ricerche nel campo degli smalti, delle fritte e dei colori e nel 1938 il Convegno per lo sviluppo della Sperimentazione ai fini dell'autarchia industriale, segnalava il Laboratorio Ceramico della Scuola di Faenza 'per le sue finalità istituzionali e per lo specifico suo campo di studi in vernici, smalti e colori ai produttori artigiani e piccoli industriali, per le loro necessità in rapporto alle contingenze economiche ed alle finalità autarchiche, che impongono di continuo nuovi problemi tecnici, per la cui risoluzione si rende necessaria una idonea sperimentazione' , mentre il Convegno dei Ceramisti e Ceramologi Italiani, sempre nel 1938, affidava agli Istituti Faentini, Museo e Scuola d'Arte, '… l'incarico di promuovere la redazione di un lessico ceramico con riferimento alla storia, alla tecnica ed al commercio, in cui sia chiaro il valore delle singole voci anche in rapporto alle corrispondenti straniere, invitando enti e specialisti a collaborare cordialmente all'opera di alto valore pratico, che tornerà di onore all'Italia'.
L'azione instancabile del Direttore Gaetano Ballardini, ben coadiuvato da Tonito Emiliani, tesa al potenziamento ed all'espansione delle strutture e delle attrezzature, i risultati ottenuti e la fama acquisita, sia in campo artistico sia in quello tecnologico, presso industriali ed artigiani, consentirono i finanziamenti necessari per una radicale risistemazione della sede della scuola ed infine l'importante riconoscimento di Regio Istituto d'Arte per la Ceramica (legge 16 gennaio 1939).
L'attività didattica era così articolata:
'L'Istituto comprende un Corso Inferiore, un Corso Superiore ed uno di Magistero. Il Corso Superiore e quello di Magistero si dividono in due sezioni, una artistica e l'altra tecnica. Per ciascuna sezione il corso è triennale, quello di Magistero è biennale. Alla fine di ciascun corso ha luogo un esame di licenza.
……………………………
Il Direttore dell'Istituto può, a suo insindacabile giudizio e compatibilmente con le esigenze dell'insegnamento, disporre che, a cura e sotto la responsabilità del personale addetto al laboratorio ed alle officine, siano espletati incarichi di analisi e di consulenza, nonché commissioni di lavoro per conto terzi'. Come si vede, il Regio Decreto sanciva la suddivisione del Corso di studi in due sezioni, artistica e tecnica ed istituzionalizzava l'attività del Laboratorio in favore di enti esterni.
Lo scoppio della 2° Guerra Mondiale coinvolse non solo il personale, ma anche le strutture e le attrezzature sia dell'Istituto che del Museo, che a fine conflitto si trovarono, oltre che coi locali devastati dai bombardamenti, anche con le apparecchiature e le collezioni, così faticosamente acquisite, quasi completamente perdute. Difficile ed arduo ricominciare da capo un'opera che era costata tanto impegno e sacrificio, ma una personalità come quella di Ballardini non poteva arrendersi. Con rinnovato entusiasmo dedicò gli ultimi anni della vita (morì il 26 maggio 1953 a 75 anni) nella grandiosa opera di restauro e ricostruzione sia dell'Istituto che del Museo con risultati sorprendenti, coadiuvato in maniera mirabile da Tonito Emiliani e Giuseppe Liverani, favorito dal grande credito che aveva giustamente acquisito, riuscendo a convogliare presso le sue istituzioni mezzi e donazioni.
L'attività di Emiliani non si esauriva solo nelle sue funzioni di docente e ricercatore e di esperto coordinatore dei lavori di restauro dell'edificio e di ripristino dei laboratori: la sua vasta cultura, il senso del dovere, di imparzialità e di comprensione, le sue spiccati doti di organizzatore delle varie attività didattiche, scientifiche e culturali, fecero sì che Gaetano Ballardini, nel novembre 1951 gli assegnasse l'incarico di Vice-Direttore e facesse presente al Ministero della Pubblica Istruzione che il Prof. Emiliani ' è un elemento da tenersi in massima considerazione per le sorti future e progressive dell'Istituto'. L'opera intrapresa con tanta passione, ampiezza di vedute e lungimiranza da Gaetano Ballardini doveva trovare compimento poi sotto la direzione del Dott. Emiliani che nel 1953, in occasione della commemorazione della figura del grande maestro al quale fu intitolata la scuola, pose la prima pietra di una nuova ala dell'edificio scolastico su 4 piani, (Fig. 7), nel 1961 costituì in seno all'Istituto un laboratorio riservato al restauro delle ceramiche antiche, nel 1962 ideò, organizzò ed attivò un Corso Triennale di Disegno Industriale e Tecnologia Ceramica che annoverò tra il corpo docente il fior fiore degli esperti delle singole discipline impartite, professori universitari, tecnici industriali, designers, e che poi fu sostituito ed integrato nell'attuale Istituto Superiore per le Industrie Artistiche, nel 1964 si adoperò per la realizzazione di un progetto grandioso che portò la scuola ad estendersi su un'area di circa 6.000 mq, nel 1965 contribuì alla formazione del Gruppo di Ricerche Tecnologiche per la Ceramica dipendente dal CNR (l'attuale ISTEC-CNR), che per diversi anni ebbe sede in alcuni ambienti dell'Istituto.
Per quanto riguarda il Museo, il Prof. Giuseppe Liverani, uno dei primi studenti usciti dalla scuola di ceramica (anno1923), fu tanto affascinato dal culto per la ceramica e per i manufatti antichi, da divenire un fedele e appassionato collaboratore di Ballardini nella sua gestione, nella classificazione e catalogazione dei manufatti, e nella formulazione delle collezioni e delle varie sezioni venutesi col tempo costituendo e consolidando. Profondo esperto e studioso e autore di numerosissime pubblicazioni, recensioni, saggi critici, relazioni, ecc., fu docente di Storia della Ceramica, una disciplina specialistica pressoché unica, sia nei corsi regolari dell'Istituto, sia nei corsi speciali, sia nei corsi di Perfezionamento. Dopo i bombardamenti del 1944 che non solo avevano distrutto quasi completamente l'edificio, ma anche i luoghi dove era stato posto al riparo il suo patrimonio, si adoperò con rinnovata lena a recuperare ed a potenziare una raccolta di ceramiche oggi unica al mondo, sempre alla ricerca ad alla acquisizione di qualcosa di pregiato, di raro, di valido, pur con modeste disponibilità finanziarie. Divenuto Direttore del Museo alla morte di Ballardini (1953), ne resse le sorti fino al 1979. Il suo impegno, la sua dedizione, e la sua invidiabile cultura e conoscenza sia della ceramica sia dei collezionisti ed antiquari fece sì che molte donazioni approdassero presso il Museo di Faenza, arricchendo una collezione oggi di inestimabile valore.
Come si vede, Ballardini sapeva anche scegliere con occulatezza i propri collaboratori, che proseguirono con abnegazione ed entusiasmo le opere da lui fondate, potenziandole ed ampliandole ma sempre nel filone e nella visione del grande maestro.

3.4 – Il ceramologo

Il suo operato ha inciso profondamente sul tessuto culturale e scientifico non solo di Faenza, ma addirittura sul mondo internazionale della ceramica. Già nel 1913 fondò la rivista 'Faenza', organo ufficiale del Museo Internazionale delle Ceramiche, contenente studi storici, artistici, tecnici, e critici sul come fare ceramica, sui vari periodi e sulle diverse tendenze, e sulle opere che man mano
il Museo acquisiva. Sulla rivista, da Lui diretta fino alla morte, alla quale collaborarono esperti, Direttori di Musei, collezionisti, comparvero numerose sue relazioni che risultarono di fondamentale importanza per la comprensione dell'arte della maiolica italiana. L'opera sua più importante fu il 'Corpus della maiolica italiana' , sebbene rimasta incompleta a causa degli eventi bellici, della quale riuscì a pubblicare solo i primi due volumi dedicati ai manufatti muniti di data fino all'anno 1535; i suoi scritti comparvero su enciclopedie e riviste specializzate italiane e straniere, tutti contrassegnati da una profonda capacità di analisi e di sintesi e da una invidiabile chiarezza espositiva, frutto della sua cultura umanistica e della sua vasta conoscenza della materia. Appassionato studioso, presentava un manufatto, un artista o una bottega, inserendolo nel suo contesto storico-artistico ed analizzando non solo l'aspetto decorativo ma anche le forme, i processi di produzione, la tecnologia applicata, così da fornire una visione completa dell'argomento trattato. La sua metodologia di analisi e critica di un'opera d'arte può essere assunta come vero e proprio canone per i ceramologi di tutto il mondo. La sua amplissima bibliografia, circa 430 pubblicazioni, fece sì che fosse riconosciuto a livello internazionale come uno dei maggiori cultori e conoscitori dell'arte ceramica.

4 – CONCLUSIONI

Gaetano Ballardini è stato un personaggio di straordinarie doti, che sapeva associare alla sua profonda cultura umanistica una visione illuministica ed una intuizione di quello che sarebbe potuta diventare Faenza, culla ai tempi del Rinascimento della arte ceramica, se si fossero potute realizzare le opere che la sua visione profetica gli diceva di fare. Il suo pragmatismo e la sua concretezza, il suo entusiasmo e la sua dedizione disinteressata, che non lo scoraggiavano di fronte alle infinite difficoltà che incontrò, lo portarono a vedere realizzato il suo sogno, fare di Faenza un centro propulsore per la ceramica.
La sua opera ha inciso profondamente sul tessuto culturale della città, prova ne sia la presenza dell'Istituto Statale d'Arte 'G. Ballardini' (Fig. 8), del Museo Internazionale della Ceramica (Fig. 9), dell'Istituto Superiore per le Industrie Artistiche (ISIA), dell'Istituto di Ricerche Tecnologiche per la Ceramica (ISTEC-CNR), dell'Agenzia Polo Ceramico, di oltre 50 botteghe ceramiche, di fabbriche di piastrelle (Ceramiche La Faenza, Monoceram, Diva), di bioceramici (Fin-Ceramica), ecc. La città di Faenza intende perciò doverosamente rendere omaggio al suo grande concittadino nel cinquantesimo anniversario della morte, senza la cui opera queste realtà non sarebbero esistite (Fig.10).

Edited by agosalsedo - 3/4/2012, 18:09
 
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view post Posted on 24/9/2010, 08:11     +1   -1




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view post Posted on 26/9/2010, 16:42     +1   -1




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view post Posted on 27/9/2010, 14:12     +1   -1




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5 replies since 5/11/2008, 23:19   762 views
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